TRAMANel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette
un terribile errore: sceglie l'immortalità senza rendersi conto che si sta
condannando alla solitudine eterna. Tre secoli di storia, di storie, di amore,
di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia
di quelli piccoli. Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta
la propria anima. Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno
che ricorda il suo nome. Nella tradizione di Vita dopo vita e La moglie
dell'uomo che viaggiava nel tempo, La vita invisibile di Addie LaRue si candida
a divenire una pietra miliare nel genere del "romanzo faustiano".
RECENSIONE
Buongiorno lettori e benvenuti ancora una volta nel mio blog!
Oggi vi vorrei parlare di un'uscita Oscarvault fresca fresca di oggi, un'uscita alla quale si è creato un hype talmente grande e clamoroso che ho deciso di concedergli una possibilità: sto parlando di "La vita invisibile di Addie LaRue" di Victoria Schwab.
Se mi conoscete almeno un po' sapete benissimo che quando attorno ad un nuovo caso letterario vengono imbastiti un clamore ed un'aspettativa mastodontiche, sono la prima che si tira indietro, dato che ogni volta che ci ficco il naso, puntualmente vengo delusa manco si trattasse di una tragedia greca.
Essere delusa da un libro che tutti (o quasi) elogiano, per me diventa fonte di dubbio: perché mai a tutti piace tranne a me? Sono io che non sono riuscita a cogliere il significato del testo? Sono io che forse sono troppo esigente come lettrice o forse è solamente il fatto che ognuno ha i suoi gusti e può essere libero di esprimere il proprio parere (anche negativo) senza ricevere l'ondata di critiche dai fan dell'opera stessa?
Ecco, oggi vorrei parlarvi appunto di un libro attorno al quale è stato creato ad hoc un forte velo di attesa, di bramosia, di aspettativa, che tanti hanno amato urlando addirittura al libro più bello dell'anno, ma che io purtroppo non sono riuscita a digerire.
Premetto che non era la prima volta che mi rapportavo con la scrittura della Schwab e non ho paura di dire che avendone letto solo la duologia di Questo canto selvaggio, mi sono in qualche modo invaghita del suo stile, a tratti poetico e ridondante, a tratti deciso e diretto, efficace, uno stile che ho apprezzato e che non mi ha lasciata del tutto indifferente.
In La vita invisibile di Addie Larue, ovviamente, il modo di scrivere di Victoria cambia radicalmente, non è più diciamo "immaturo" come lo può essere quello del Canto selvaggio, bensì troviamo una scrittura più elaborata, ricca di termini ricercati e zeppa di descrizioni che a parere mio si sono rivelate prolisse e letali. Descrizioni che di fatto non arricchiscono il contesto, ma che in alcuni momenti servono solo ad allungare il brodo.
Posso dire che il libro poteva tranquillamente essere di 300 pagine senza dover arrivare al mattone in cui per una buona metà si ripetono le stesse identiche situazioni che non portano nulla di nuovo alla storia?
Posso dire che le prime 100 pagine scorrono facilmente dato che facciamo la conoscenza della protagonista, del demonio con cui stringe un patto di immortalità e del contesto storico in cui è incastonata la vicenda, mentre nel mezzo la storia rallenta notevolmente e si limita ad essere ridondante e vagamente piatta e noiosa?
Posso dire anche che questo libro è un romance fatto e finito con l'unica componente fantasy dell'Oscuro che se ne va a zonzo a stringere patti con gente disperata ed insoddisfatta della propria vita?
Posso dire che questo libro a parere mio non merita di essere nominato tra i libri migliori dell'anno?
Bene, lo dico!
Non dico che il libro sia un totale disastro, anzi, ci sono dei momenti in cui ho provato la stessa nostalgia della protagonista nei confronti di una vita che le è appartenuta e che ora non le appartiene più, una vita che ha rovinato con le proprie mani affidandosi in quelle dell'affascinante diavolo che la rende immune alla Morte, ho sentito il dolore di una ragazza che non viene ricordata, il desiderio di voler lasciare un'impronta propria nel corso degli anni, la terribile sensazione che il tempo non sia così pietoso come vuol far credere e che faccia di tutto per renderci impotenti di fronte a certe situazioni.
Ho pensato a come sarebbe veder morire i propri genitori, i propri amici ed amanti, uno dietro l'altro, senza che essi si ricordino di noi, della nostra faccia e del nostro affetto; ho pensato ad una vita immortale in cui di fatto l'unica compagna plausibile sarebbe la solitudine, tuttavia il privilegio di vivere per sempre si riflette senza volerlo sul voler fare incetta di cultura, sia essa fatta di libri e giornali, sia essa fatta di quadri e musica.
Una vita fatta di arte, una vita eterna per conoscere e studiare tutto ciò che ci piace: non sarebbe una vita meravigliosa? Quante volte (a me spesso) ci capita di fermarci e pensare: mamma mia non mi basterebbe una vita per leggere tutti i libri del mondo o conoscere tutta la storia del mondo o dell'arte o di questo o di quello!
Per me Addie è stato questo: nostalgia, voglia di non arrendersi al limite di una vita mortale, voglia di andare oltre, di sapere, conoscere, un'insana fame di cultura ed arte.
Quindi, l'idea della Schwab di creare un romanzo d'impronta faustiana era davvero una bella idea, a parere mio, quasi innovativa, ma con questo libro è stata sviluppata male perché messa leggermente in secondo piano rispetto alla storia d'amore che quasi predomina su tutto.
Aspettatevi il classico triangolo amoroso quasi bravo ragazzo - ragazza - ragazzo molto cattivo , ovvero un demone che dovrebbe essere crudele, inumano e guidato dalla semplice brama di potere, che trae godimento dal divorare anime, ma che invece alla fine altri non è che un diavoletto capriccioso e geloso bisognoso d'amore.
L'esistenza di scene alquanto banali, poi, non mi ha aiutata ad affrontare in modo lucido la lettura, poiché la stessa maledizione di Addie certe volte mi ha destabilizzata lievemente portandomi a pensare che ci fossero alcune incongruenze ( Henry mio caro, non ti sembra un po' strano che i tuoi amici non si ricordino di Addie dopo la trentesima volta che gliela presenti? Non ti fai qualche domandina? No eh? Vabbè.).
E poi arriva il finale che mi dà l'ultima mazzata.
Davvero Victoria?
Davvero mi fai cadere un personaggio che fino a metà libro ho quasi apprezzato così in basso manco fosse l'ultimo arrivato? Davvero me lo fai passare per l'ingenuo di turno dopo tutto quello che ha fatto nel corso della storia? Dopo che si è mostrato per l'essere calcolatore ed opportunista che è?
No, non ci sto perdonatemi.
Questo libro secondo me non merita tutto l'hype che gli si è costruito attorno ed io sono rimasta così delusa alla fine che non riuscivo nemmeno a trovare le parole per scrivere una recensione che non fosse troppo arrabbiata.
Il libro quindi mi ha fatto schifo? No.
L'ho odiato? No.
L'ho amato? No.
Ho apprezzato la costruzione dei personaggi certo, che sono prettamente umani, ricchi di dubbi, sbagli, rimorsi e certezze, di errori, rimpianti e colpe, di voglia di rinascere, di vivere, di sentirsi amati.
Il sentirsi amati è sicuramente il filo conduttore dell'intera lettura.
La ricerca dell'amore, del voler essere qualcuno per qualcuno.
La vita invisibile di Addie LaRue è un buon romance con sprazzi di fantasy qua e là.
Ma per me di certo non è il libro dell'anno.
LA MIA VALUTAZIONE
🍂🍂 , 5 \ 🍂🍂🍂🍂🍂